Cosa succede nella stanza di terapia?

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Voglio rispondere a questa semplice domanda che racchiude la curiosità di chi in terapia non c’è mai stato. Spesso mi vengono poste domande simili durante il primo contatto telefonico o nel primo colloquio di conoscenza: “Scusi, mi può spiegare come funziona?”, “Ma io cosa devo fare? Parlo io o mi fa lei delle domande?”, “Sono un po’ a disagio perché per me è la prima volta…non so se sarò capace.”.

Questi sono solo alcuni esempi, ma rendono l’idea di quanto ci si possa sentire inizialmente smarriti ed insicuri.

È del tutto naturale e molte persone hanno un’idea di terapia, di terapeuta e di stanza della terapia che proviene dai film (e quindi non del tutto in linea con la realtà) o da esperienze di conoscenti (e quindi puramente soggettiva).

Ma quindi: cosa succede nella stanza di terapia?

Succede che verrete accolti da un terapeuta in una stanza che dovrebbe presentarsi gradevole ai vostri occhi, ospitale e comoda. La stanza è il cosiddetto setting ed è importante sia che il terapeuta ne curi ogni dettaglio quanto che sia di vostro gradimento perché quello sarà lo spazio in cui potrete sentirvi liberi di raccontare, di spiegare, di ascoltare, di piangere, di scoprire…Quello è lo spazio delle parole.

Dopo avervi accolti, il terapeuta sarà a vostra disposizione per presentarsi e spiegarvi come si svolgono i colloqui, il suo approccio, il suo metodo di lavoro: praticamente quello sarà il momento in cui avrete modo di trovare risposta ai dubbi circa il funzionamento della terapia. È importante vi venga lasciato lo spazio per porre eventuali domande.

In questo momento possono nascere curiosità del tipo: “Dottoressa, potremmo darci del tu?”, “Pensavo che i colloqui fossero a cadenza settimanale.”, “Ma lei potrebbe prescrivermi qualche farmaco?”. Il terapeuta è lì apposta per rispondervi permettendo, poi, così un inizio di terapia senza non detti o imprecisioni che potrebbero compromettere l’alleanza terapeutica.

Si entra, quindi, nel colloquio vero e proprio. Non ci sono parole giuste o sbagliate, giudizi o pregiudizi, poche o tante parole.

Lasciatevi guidare dalla motivazione che vi ha portato lì in quella stanza e affidatevi, quando vi sentirete pronti, ad un percorso che vi porterà, poco o tanto, a riscoprirvi.